domenica 31 agosto 2008

VAGABONDA UN PAR DI CIUFOLI

A parte il fatto che questa finestra continua a spaventarmi.... Posso assicurare di aver, nei giorni scorsi, contribuito col mio lavoro e la mia forza morale, all'andamento in positivo di questa nuova e bella Italia... 
Ok: ho lavorato ma alla fine ho fatto solo in mio. E di nuovo, in quest'Italia avviata verso il baratro, non vedo molto. Sarà la presbiopia, chissà.
Non ho solo trovato né il tempo né la voglia di collegarmi. Voila.
Cmq volevo parlare delle ferie. Le mie le avrò tra qualche gg ma ancora non so bene che fare: tracimazioni di affetti e subdole richieste fanno sì che non sappia che pesci prendere. Dovrei solo domandarmi con semplicità quello che voglio fare, ma non riesco mica...
Nell'attesa che io prendessi una mia decisione che non ho preso, ho potuto vedere la MAGNIFICA TORINO, quasi abbandonata dai suoi abitanti, ma bella come non mai. Silenziosa, luminosa, altera. A dirla a chi legge, ho faticato un po' a trovare un posto per mangiare nei dintorni del luogo dove alloggiavo, ma non conta: quando l'ho trovato ho potuto cenare sotto uno di quei superbi porticati che caratterizzano i corsi della città. Era come essere tornati ai tempo del Regno dei Savoia, non quelli di adesso, quelli che hanno fatto l'Italia; mancavano crinoline, carrozze (con conseguente puzza di cacca di cavallo), un po' di francesi, dame imbellettate e maschi non passati per la doccia, e l'aria sarebbe stata perfetta.
Trovo quella città un perfetto contrasto tra nuovo e vecchio, perché per esempio, se è vero che questi palazzoni che nascondono corti e giardini, curatissimi anche nelle facciate, ti catapultano verso altre epoche, è pur vedo che mentre mangi puoi avvertire la vibrazione della nuovissima metropolitana che ti sgasa la birra sul tavolino. 
Oppure i fantastici musei, ospitati in strutture centenarie, ma che offrono arte moderna, modernissima, contemporanea.
O anche il riservo che non riesci a non notare nella madamine col filo di perle, nel barista che ti serve comunque il cappuccino sorridendo, ritrosità che proviene in egual modo dallo splendore da capitale del Regno, ma anche e soprattutto di sana e laboriosa operosità pedemontana (poche chiacchiere e parecchi fatti, please!).
E poi c'era una luce, ma una luce da lasciare a bocca aperta: tersa, un po' inclinata da fine estate, che mi ha fatto venire voglia di tornare a vivere lì.
Perché i miei 4 infelici anni a Torino hanno comunque lasciato un senso di ammirazione, devozione verso quella metropoli che è riuscita a rimanere elegante nella forma, e la forma E' sostanza, e l'idea di tornarci a vivere non mi spaventerebbe neppure un po'.
Andate a Torino, non solo per le Olimpiadi, il Museo del Cinema, quello Egizio o per il Salone dell'Auto (si fa ancora?). Andate e vedrete. C'è un'atmosfera che c'è solo lì.
Io lo faccio. Ogni tanto. Quando lavoro.

Riciclate gente!

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